
Un nome, quanta storia! Le origini della torta al testo sono antichissime, conosciuta anche come “pane degli imperatori”, per via delle storiche vicissitudini bizantine, può essere considerata a tutti gli effetti una diretta discendente del pane azzimo, così come del pane-pita ellenico, e parente, ovviamente strettissima, della piadina romagnola. Addirittura, se volessimo, potremmo immaginare quasi una declinazione del nome stesso e della ricetta, proprio partendo dalla romagna, Ravenna nello specifico, passando per Città di Castello e Sansepolcro dove la si chiama ciaccia, arriviamo a Gubbio dove la si chiama crescia, e infine a Perugia, dove appunto col nome di torta al testo.
La torta al testo è un pane non lievitato e costituiva e costituisce tutt’ora un’ottima variante del pane tradizionale, e il suo nome, ricorda appunto, lo strumento sul quale veniva cotta, il testum, una tegola in laterizio, oggi comunemente sostituita con una padella in ghisa, in cemento, o in pietra ollare.
Bicarbonato e acqua frizzante costituiscono gli unici due agenti lievitanti e non possiede grassi a differenza della piadina invece che si impasta con lo strutto. Insomma a tutti gli effetti un alimento sano e biologico veloce da preparare e ottimo da farcire.
Ingredienti per due torte da circa 24-26 cm di diametro:
- 500 g di farina 0 (io molino Pasini per pizza)
- 260 ml di acqua frizzante
- 2 cucchiaini di sale
- 1 cucchiaino di bicarbonato
- 20 g di olio evo (facoltativo)
Impastate tutti gli ingredienti a mano o nella planetaria col gancio.
Fate riposare circa mezz’ora in modo che l’impasto perda nervo e risulti più morbido.
A questo punto siete pronti per cuocere le torte su di un testo, o una padella in ghisa, non troppo calda, per circa 2 minuti per lato bucherellando la superficie con i rebbi di una forchetta.

